La Casa di Dio
Qualche parola sulla preghiera
Francesco De Lucia
Il Signore Gesù Stesso ci ha insegnato come pregare (il cosiddetto "Padre Nostro") quando i Suoi discepoli gli chiesero esplicitamente, "insegnaci a pregare":
Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno.
Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
(Matteo, 6:5-15, anche Luca, 11:1-5).
A riguardo del pregare il Signore Gesù ci insegna quindi le seguenti cose:
Ci parla dell’attitudine e della motivazione nel nostro pregare. Non devo farlo per essere visto o ammirato dagli uomini, la mia intenzione deve essere pura e sincera davanti a Dio. Lo sto facendo perchè voglio essere visto e sentito da Dio e soltanto da Dio, e quindi con fede, credendo che Dio mi vede e mi sente quando prego. Un’altra importante considerazione su quanto il Signore dice a questo punto: Egli dice, “entra nella tua cameretta, e chiudi la porta”. Questo non vuole solo dirti che devi pregare in modo discreto e non per essere visto dagli uomini, ma che devi farlo in modo intenzionale: devi dedicarvi del tempo specifico nella tua giornata, ed ogni giorno (implicato nelle parole successive “dacci oggi il nostro pane quotidiano”). Devi prenderti un tempo e un luogo e farlo. Ricorda: il diavolo non vuole che tu preghi, e farà di tutto per cercare di distrarti o impedirti perché sa che la preghiera è uno dei segreti più importanti della forza spirituale di un credente, come ti diranno tanti grandi uomini di Dio nella storia!
Ci parla dello stile della nostra preghiera. Quando prego non c’è bisogno di usare tanta retorica o discorsi impressionanti per cercare di convincere Dio di qualcosa. La preghiera non è un modo per sentirsi pii nel quante e quanto belle parole si stanno usando. Dio non ha bisogno di parolone o di formalità. Dio vuole che siamo non solo sinceri, ma anche spontanei, come figli che parlano ad un padre. Dio sa prima che gli chiediamo ciò di cui abbiamo bisogno (vedi anche Salmo 139), perchè Lui è non soltanto un Dio onnisciente, ma un Padre fedele che Si prende cura dei Suoi figli. Se hai avuto l’abitudine di recitare formule ripetitive ereditate da qualche tradizione ecclesiastica e che non sentivi davvero tue, probabilmente queste parole del Signore hanno qualcosa di molto importante da insegnarti, ascoltale! Un’altra cosa: il non dover essere meccanicamente ripetitivi non vuol dire non dover essere enfatici nel non solo pregare ma supplicare Dio nella preghiera (cf. Efesini 6:18).
Ci descrive l’intento di questa preghiera. Quando Gesù ci dice “voi dunque pregate così”, io credo non intenda necessariamente dire che dobbiamo meccanicamente ripetere le Sue parole e che la preghiera che Lui vuole da noi si esaurisca lì (non sto dicendo che in sé è sbagliato ripetere la Sua preghiera verbatim, ma che probabilmente non è quello il vero scopo ed intento delle Sue parole). Io credo che questa sia piuttosto una preghiera modello, una forma di preghiera per farci capire quale deve essere la nostra attitudine nella preghiera, quali devono essere gli elementi principali della preghiera, cosa è importante nella preghiera, in risposta alla domanda dei discepoli di insgnare loro a pregare.
La preghiera ci dice qualcosa poi su chi preghiamo. Noi dobbiamo pregare Dio, e non qualsiasi dio, ma il Dio che ha mandato Gesù, il Padre del Figlio, che ci rende figli Suoi mediante la fede in Cristo (Giovanni, 1:11-13). Gesù qui non ci insegna a pregare qualsiasi dio, ma Suo Padre, la Prima Persona della Trinità. Qui noi stiamo pregando questo Dio, e lo stiamo pregando come Padre, non come un estraneo, o qualcuno di cui avere terrore o di cui non ci fidiamo, o non crediamo che ci ascolti e si prenda cura di noi. Dunque quando preghiamo preghiamo Dio e Dio soltanto, e Lo preghiamo come padre, in modo filiale, con rispetto e amore filiale, e con fiducia filiale. Un’ulteriore notazione da fare è che questi non è un padre qualunque, ma un padre celeste, divino, superiore, “che sei nei cieli”. Egli va pregato con timore, con riverenza, con sottomissione, riconoscendo che Lui è nei cieli e noi sulla terra, che le Sue vie sono superiori alle nostre sempre e comunque, che Lui è Dio e noi non lo siamo, che Lui è infinitamente più grande di noi e superiore a noi, e che per questo va temuto ed onorato profondamente.
Adesso parliamo brevemente di cosa chiedere, le cosiddette “petizioni”, o richieste di questa preghiera. Esse si possono dividere in due gruppi principali.
In primo luogo, quando preghiamo Dio preghiamo prima di tutto che Lui sia onorato, che il Suo regno sia manifestato, che la Sua volontà sia fatta come in cielo così anche sulla terra. Lui, Lui, Lui. La preghiera è innanzitutto un modo per esaltare Dio, per chiedergli che la Sua grandezza sia manifestata, e la Sua volontà sia fatta, in modo che Lui sia onorato e glorificato. E dove? Prima di tutto nelle nostre vite, attraverso di noi qui sulla terra ora ed adesso che Gli stiamo chiedendo queste cose. Il Suo regno, che qui indica il Suo governo morale, vogliamo che sia manifestato pienamente nelle nostre vite, in chi Gli si rivolge in fede come Padre e Gli chiede e desidera profondamente che la Sua volontà sia manifestata in noi che Lo preghiamo. E che lo sia nello stesso modo e grado in cui lo è cogli angeli del cielo, che fanno presto e sempre tutto ciò che Egli comanda e che Gli piace. Il Regno di Dio viene così iniziato nelle vite dei membri della chiesa, anticipando così e in loro il compimento di questo regno si nei nuovi cieli e nuova terra, dove abiterà perfettamente la giustizia. In questa prima parte della preghiera potremmo probabilmente includere anche le tante espressioni di lode e ringraziamento che dovrebbero caratterizzare le nostre preghiere, che troviamo esemplificate in tanti dei Salmi, nelle preghiere apostoliche delle epistole, e nel resto del Nuovo Testamento. Lode e ringraziamento per chi Dio è, per i Suoi attributi, e per la Sua salvezza e tutto quello che è e fa per noi!
In secondo luogo, la preghiera è un modo per chiedere a Dio qualcosa a riguardo dei nostri bisogni, sia materiali che spirituali. Primo: “dacci il pane quotidiano”, il pane qui come simbolo di tutte le cose strettamente necessarie a questa vita terrena, e Dio ce le darà, forse non ci darà tutte le cose che noi pensiamo siano necessarie, ma Egli ci darà sicuramente tutte le cose che sono davvero necessarie per questa vita terrena (cibo, vestiti, casa, etc.). Poi, secondo, “perdona i nostri debiti”, i debiti che abbiamo nei confronti di Dio e del prossimo, ovvero di amarlo con tutto noi stessi e di amare il prossimo come noi stessi. Lo abbiamo fatto quest’oggi? Possiamo dire che lo abbiamo fatto davanti a Dio mentre preghiamo? Se no, allora siamo debitori verso Dio e verso il prossimo, perchè Dio ci comanda che dovevamo farlo (ad es., confrontati con le ingiunzioni del “Sermone sul Monte”, in Matteo 5-7). Quindi, se siamo coscienti che siamo debitori (e quindi peccatori!), allora chiediamo a Dio di rimetterci, di perdonarci questi debiti. E Lui lo farà, perchè è infinitamente misericordioso, e perchè ha mandato Gesù per pagare tutti i nostri debiti con la sofferenza spirituale della croce (Romani 3; Galati, 3; I Pietro 2, etc.). Nonostante questo, però, la preghiera ci insegna e perfino enfatizza (perché Cristo la ripete due volte questa cosa) che una condizione per la quale Dio ci perdona o meno è se noi perdoniamo chi ci ha fatto del male, o chi ci doveva qualcosa, materiale o spirituale o comportamentale, e non l’ha fatta. Se noi non perdoniamo pienamente quella persona, Dio non perdonerà noi. Infine, terzo, noi chiediamo a Dio di liberarci dal male, e di non metterci in situazioni dove saremmo tentati di commettere peccato. Egli ha la Potenza di farlo, e noi Gli stiamo chiedendo di aiutarci a liberarci dal peccato e dal male nelle nostre vite. Siamo davvero sinceri quando gli chiediamo questo? Se lo siamo Egli ci esaudirà!
Questo è l’insegnamento basilare sulla preghiera del “Padre Nostro”.
Ora voglio brevemente affrontare una questione apparentemente banale ma che ha una certa importanza e che ci rivela altro sulla preghiera, ovvero quella del quanto e quando pregare. Vediamo la risposta nella Scrittura. “Non cessate mai di pregare” (I Tess. 5:17): la preghiera dovrebbe essere uno stile di vita. E quindi non è soltanto un tempo che dobbiamo programmare e trovare ogni giorno, in cui ci inginocchiamo nella cameretta ed abbiamo comunione con Dio, ma è un’attitudine del cuore, un modo di vivere sempre essendo coscienti di Dio, davanti a Dio (“coram Deo”), nel proprio cuore. Dovremmo sempre vivere in modo che il nostro cuore prega davanti a Dio, con una disposizione di servizio, di amore, di fede nei Suoi confronti. Non cessate “mai” di pregare non può vuol dire che dobbiamo sempre recitare preghiere. Significa certamente che è molto importante fare della preghiera una delle cose più importanti della nostra giornata e della nostra vita in generale, ma anche che pregare non avviene soltanto quando apriamo la bocca e parliamo con nostro Padre, ma è un’attitudine del cuore, è qualcosa che si fa e deve fare anche col cuore e lo si dovrebbe fare in modo costante. Dunque, sì, Dio ti ascolta anche quando tu preghi nella tua mente, e sempre, non c’è un momento specifico o un luogo specifico. Dunque fallo costantemente!
Un’ultima, ma importante sottolineatura sul pregare con fede. In Ebrei 11 (1, 16) leggiamo: “Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono … Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.” Quando preghiamo, che sia colla bocca o nel cuore, la cosa fondamentale è che lo facciamo con fede, ovvero certi che Dio “è” (esiste davvero!), e certi che Dio “ricompensa tutti quelli che lo cercano”, che Dio davvero ti ascolta e ti risponde. Dio è attento alle nostre preghiere, sia nei nostri cuori che quando parliamo. Dobbiamo esserne certi, perchè quando Lui non vede questa certezza, allora la preghiera è vana. La fede, che è “dimostrazione di realtà che non si vedono” (Come Dio, che non si vede con gli occhi carnali), è l’elemento essenziale di qualsiasi preghiera, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo.
Tanto altro potrebbe dirsi sulla preghiera in base alle Scritture, per esempio sull’efficacia di accompagnare a volte alla preghiera anche il digiuno. Nell'Antico e Nuovo Testamento hai tanti esempi di un tale pratica se fai una ricerca con una concordanza. Ma ancora più importante di parlarne molto è … pregare molto!